La Coscienza di Zeno si ispira esplicitamente alle pratiche psicoanalitiche freudiane, e racconta, con sottile ironia, la vicenda umana e interiore di un uomo che, cosciente della propria condizione patologica, diventa spettatore della propria esistenza.
Zeno, il protagonista dell'opera, proviene da una famiglia ricca e vive nell'ozio ed in un rapporto conflittuale con il padre, che si rifletterà su tutta la sua vita. Nell'amore, nei rapporti coi familiari e gli amici, nel lavoro, egli prova un costante senso di inadeguatezza e di "inettitudine", che interpreta come sintomi di una malattia.
Questo romanzo conclude la serie di opere sul tema dell'inettitudine iniziato in Una vita e successivamente sviluppato in Senilità: a differenza dei suoi predecessori, Nitti e Brentani, il protagonista Cosini riesce a superare la malattia ed il complesso di inferiorità.
La "malattia" di Zeno gli impedisce di identificarsi con il mondo normale. Egli prende tuttavia conoscenza di queste sue imperfezioni; per questo è ben lieto di modificare le proprie esperienze. Gli altri uomini, invece, convinti di essere perfetti, restano cristallizzati in una condizione di immutabilità, ovvero negano ogni possibile miglioramento. Il processo di guarigione del protagonista si baserà quindi in buona parte su una presa di coscienza nei confronti della propria personalità e si realizzerà nell'accettazione dei propri limiti.

Italo Svevo (Trieste 1861 - 1928) pseudonimo di Ettore Schmitz, è considerato il fondatore del romanzo novecentesco italiano, nonché uno dei più notevoli rappresentanti della letteratura e della coscienza contemporanee. Scrisse racconti, testi teatrali e tre romanzi Una vita (1892), Senilità (1898), La coscienza di Zeno (1923).


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